Storia della Repubblica Dominicana: riassunto in pillole
Ultima modifica in data 16/08/2022
Oggi voglio riassumerti le notizie più rilevanti accadute nella storia della Repubblica Dominicana. In questo modo, potrai capire meglio tutti gli altri articoli perchè avrai un’idea chiara degli eventi che hanno formato la base culturale dominicana.
Non si può capire un Paese senza conoscere il suo passato.
È una frase che ho già usato una volta, ci credo veramente. Nello specifico, ho chiamato così il paragrafo storico della guida della Repubblica Dominicana.
A quel tempo, avevo promesso di scrivere qualcosa di più approfondito sull’intricata storia della Repubblica Domonicana… ed eccomi qui.
Continuando la lettura, troverai un riassunto completo dei circa 500 anni trascorsi dall’arrivo di Colombo.
L’EPOCA PRECOLONIALE DEI TAÌNOS
L’isola di Quisqueya era già abitata da parecchio tempo quando arrivarono i colonizzatori europei, che le diedero il nome di Hispaniola.
I primi insediamenti umani risalirebbero addirittura al 4000 a.C.
Le ondate migratorie più rilevanti avvennero però nel 1200 a.C. (con l’arrivo degli arawak dalle Antille minori) e a partire dal 1000 a.C., quando giunsero sull’isola i Taìnos.
Ancora oggi, nella Repubblica Dominicana sopravvivono influenze taìne in varie espressioni linguistiche e in alcune usanze e tradizioni.
I Taìnos erano un popolo pacifico dedito alla pesca e all’agricoltura. Arrivarono dal Venezuela a bordo di canoe e si stabilirono a macchia di leopardo in varie isole caraibiche.
Erano organizzati in piccole tribù riunite in regni, governati da un cacique.
Scopri nel mio nuovo articolo tutti i dettagli sugli antichi Taìnos, compresa la loro discendenza recentemente riscoperta.
LA SCOPERTA DELL’ISOLA
La storia della Repubblica Dominicana comincia, a livello mondiale, con il secondo viaggio di Colombo.
Lo sbarco sull’isola di Hispaniola avvenne nel dicembre 1492 sulla costa haitiana, dove fondò la colonia di La Navidad lasciandoci alcuni marinai.
Colombo tornò in Spagna con alcuni taìnos e i loro monili d’oro, per mostrarli ai sovrani. Quando tornò a La Navidad la trovò distrutta.
Era il 1496.
Gli europei si spostarono più a est e fondarono una nuova colonia, La Isabela (nella zona dell’attuale Puerto Plata) in onore della regina di Spagna. Il primo vero insediamento del Nuovo Mondo.
Anche questa ebbe poca fortuna e fu abbandonata nel giro di pochi anni a causa delle malattie. Intanto, nel 1498 gli europei avevano costruito un secondo insediamento a sud, nell’area orientale sulla foce del fiume Ozama.
Il terreno paludoso rendeva però instabili le costruzioni. Nel 1502 lo spostarono nell’area ad ovest del fiume e prese il nome di Santo Domingo.
L’odierna capitale ha resistito ed è considerata a tutti gli effetti la prima colonia del Nuovo Mondo. La struttura originaria di quei tempi si può ammirare nella meravigliosa Zona Colonial, Patrimonio UNESCO dal 1990.
Qui si trovano tutti i primi edifici coloniali delle Americhe: la prima chiesa, il primo tribunale, i primi uffici amministrativi.
L’addio definitivo alla libertà dei taìnos avvenne nel 1503, con l’uccisione della regina Anacaona da parte dei conquistadores.
Ci furono vari tentativi di ribellione. Il più organizzato lo guidò il cacique Enriquillo (da cui prende il nome il lago, tra le migliori attrazioni del sud-ovest) in una lotta decennale nella zona di Bahoruco.
LA STORIA DELLA REPUBBLICA DOMINICANA È STRETTAMENTE LEGATA ALL’EPOCA DELLA COLONIZZAZIONE EUROPEA
I taìnos si ritrovarono ben presto schiavi nella terra natia, non potendo competere con le armi europee.
Le malattie portate dai conquistatori e i lavori disumani ai quali furono costretti li decimarono, tanto che nel giro di 20 anni passarono da circa 400 mila a meno di 60 mila.
Gran parte della cultura indigena andò perduta, con l’eccezione di alcune piccole comunità delle zone più impervie.
Gli spagnoli cominciarono a integrare la forza lavoro taìna con gli schiavi importati dall’Africa, utilizzandoli in massa per la lavorazione della canna da zucchero.
Intanto, proseguiva la scoperta di nuove terre e con essa la lotta di supremazia tra le potenze europee.
Le maggiori ricchezze nei nuovi territori (come Messico e Perù) misero in crisi la posizione economica di Hispaniola, che nel corso del XVI secolo si trovò relegata a semplice stazione commerciale.
Il saccheggio di Santo Domingo nel 1586 ad opera di Francis Drake ne sancì il definitivo declino.
Hispaniola diventò la meta prediletta per i pirati, come rifugio ma anche come preda da saccheggiare. Alcuni di questi pirati divennero corsari al soldo di Inghilterra e Francia, che incoraggiavano le razzie ai danni della colonia spagnola.
La corona di Spagna tentò di limitare i danni trasferendo la maggior parte dei coloni a Santo Domingo, abbandonando il resto dell’isola e impedendo gli scambi coi mercanti stranieri.
La parte occidentale di Hispaniola, l’odierna Haiti, finì sotto il controllo della Francia. In breve, il commercio dello zucchero e l’intenso uso di schiavi africani la rese la colonia più ricca al mondo.
Nel 1697, Hispaniola venne ufficialmente divisa con un trattato:
la spagnola Santo Domingo (a maggioranza mulatta) e la francese Saint-Domingue (prevalentemente nera africana).
Le contese tra Spagna e Francia si riversarono naturalmente anche sulle colonie.
La prima appoggiò la rivolta degli schiavi africani nella parte francese. Quando però la Francia abolì la schiavitù, la rivolta si propagò nella parte spagnola nel tentativo di unificare l’isola e liberarla da qualsiasi mira imperialista.
L’INDIPENDENZA E IL LUNGO PERIODO DI INSTABILITÀ
Francia e Spagna, non riuscendo ad opporsi alle rivolte, cercarono un accordo per spartirsi le terre.
La lentezza delle trattative convinse l’ex schiavo Toussaint Louverture ad agire.
A capo dei ribelli, nel 1801 marciò su Santo Domingo e proclamò l’abolizione della schiavitù in tutta l’isola.
Inviso ai leader francesi (Napoleone incluso) e ai coloni mulatti spagnoli, oggetto di disprezzo e usati come manodopera, venne catturato e inviato in Francia, dove morì in una prigione nel 1803.
L’unificazione così fallì e un suo luogotenente si autoproclamò imperatore della Repubblica di Haiti, continuando a perseguire l’obiettivo di unificare l’isola.
I coloni di Santo Domingo, spaventati dalla nuova minaccia, chiesero la riammissione nell’impero spagnolo. L’amministrazione disastrosa della madrepatria portò però la colonia a dichiarare l’indipendenza nel 1821.
Indipendenza che durò meno di un anno. E qui comincia la fase moderna della storia della Repubblica Dominicana.
Nel 1822, infatti, Haiti riuscì a occupare la parte orientale.
Venne abolita la schiavitù e furono messe in atto alcune riforme orientate ad eliminare lingua e costumi degli occupati. Tutto questo, unito al forte scontro con la Chiesa e all’economia stagnante, accese la miccia della rivolta.
Dopo 22 anni di dominio, il movimento segreto ribelle La Trinitaria (guidato da Juan Pablo Duarte, Francisco del Rosario Sànchez e Matìas Ramòn Mella) appoggiato dal popolo e da alcuni soldati haitiani, organizzò la lotta.
Il 27 febbraio 1844, un colpo di Stato praticamente incruento portò all’indipendenza e alla nascita della Repubblica Dominicana.
Quella data oggi è la Giornata Nazionale dell’Indipendenza, mentre i tre capi della ribellione sono stati proclamati Padri della Patria.
LA RESTAURAZIONE E I CAUDILLOS
Le disavventure però non erano finite.
Mancava una leadership forte e il governo del neonato Stato passò continuamente di mano tra militari e famiglie facoltose.
Il governo del generale Santana, per mantenere il potere e scongiurare la continua minaccia della vicina Haiti, firmò infine la riammissione alla Spagna nel 1861.
La popolazione non digerì la scelta e si organizzò per una resistenza armata.
Nonostante mezzi insufficienti, combattè per quattro anni con tanta determinazione che il 3 marzo 1865 la regina di Spagna ritirò l’esercito, rinunciò alle rivendicazioni sull’isola e firmò l’indipendenza.
Questa lotta, conosciuta come Guerra di Restaurazione, è celebrata in tutto il territorio. Sono tantissime le strade e le piazze intitolate alla lotta, così come i monumenti commemorativi. Il più importante è l’obelisco a Santiago, sede della prima rivolta.

Foto su concessione del Ministero del Turismo della Repubblica Dominicana
L’indipendenza era salva ma non la pace.
Le conseguenze della guerra erano evidenti: danni alle infrastrutture, attività economiche a pezzi, scontri tra fazioni.
Si susseguirono decenni di estrema instabilità. In meno di 15 anni ci furono più di 50 tra colpi di stato e rivolte e ben 21 governi.
Era il periodo dei caudillos, che controllavano milizie a loro fedeli e si contendevano il controllo dello Stato.
Tra questi, quello che riuscì a imporsi con maggior forza fu Ulises Heureaux, che dal 1882 al 1899 instaurò una dittatura chiedendo prestiti all’estero. Si indebitò a tal punto da dover ipotecare lo Stato e dichiarare la bancarotta, prima di essere assassinato.
E fu così che entrarono in scena gli Stati Uniti.
L’INVASIONE AMERICANA
Tutte le grandi potenze europee si fecero avanti per riscuotere i crediti, minacciando l’occupazione.
Per salvaguardare gli interessi legati alla coltivazione della canna da zucchero, nel 1905 gli USA si assunsero la gestione delle dogane e garantirono il pagamento dei debiti.
Nel 1916, invasero letteralmente il Paese caraibico sia per evitare una nuova guerra civile che un’eventuale occupazione a fini strategici da parte della Germania, impegnata nella prima guerra mondiale.
L’occupazione durò otto anni (1916-1924) e riuscì a portare stabilità politica ed economica.
Una volta abbandonata, la Repubblica Dominicana visse un breve periodo di prosperità e tranquillità con il governo di Horacio Vàsquez:
i prezzi dello zucchero sul mercato aumentarono e le maggiori entrate gli consentirono di perseguire una politica progressista. Costruì strade, scuole, reti fognarie e avviò alcuni programmi di irrigazione.
Ebbe anche però l’ardire di prolungare il suo mandato di due anni rispetto ai quattro previsti dalla Costituzione.
Questo causò la sua fine.
Le proteste popolari che ne seguirono, infatti, vennero appoggiate da Rafael Leònidas Trujillo, capitano della Polizia Nazionale, che ordinò alle truppe di restare nelle caserme, costringendo il governo alle dimissioni.
TRUJILLO E IL PERIODO PIÙ OSCURO DELLA STORIA DELLA REPUBBLICA DOMINICANA
Trujillo si presentò come unico candidato ad elezioni farsa.
Appoggiato dalle forze armate, una volta assunta la carica di presidente trasformò in poche settimane il suo governo in una dittatura.
Gli Stati Uniti lo sostennero, più o meno ufficialmente, come baluardo contro la minaccia comunista della vicina Cuba castrista.
L’era di Trujillo è stata uno dei periodi più importanti della storia della Repubblica Dominicana.
Molto brevemente, alcuni passaggi chiave del suo dominio furono:
- ”sbiancamento” della popolazione, favorendo i matrimoni misti tra dominicani ed europei e contemporaneamente limitando il numero di haitiani sul territorio (in modo anche violento, come puoi leggere ad esempio nel romanzo “La fattoria delle ossa” che racconta dal punto di vista haitiano)
- istituzione di monopoli in ogni settore economico, con la creazione di ditte intestate a lui o a suoi familiari e fedelissimi
- utilizzo di un gruppo paramilitare contro ogni forma di ribellione o presunta minaccia
- sviluppo di nuove infrastrutture e opere pubbliche
- distribuzione di terre ai dominicani nelle zone di confine, in funzione anti-haitiana.
Trovi un articolo specifico per approfondire la dittatura di Trujillo.
LA STORIA DOMINICANA ATTUALE
Assassinato Trujillo, la presidenza passò temporaneamente al suo braccio destro Joaquìn Balaguer, che tentò di mantenere il potere.
Le pressioni internazionali però lo costrinsero a cedere e indire, nel 1962, le prime vere libere elezioni della storia della Repubblica Dominicana, vinte dal letterato progressista Juan Bosch Gaviño, tornato dall’esilio.
L’anno successivo, un colpo di stato militare portò a una guerra civile tra i conservatori, detti “lealisti” e i “costituzionalisti”, fedeli alle idee di Bosch.
Per evitare infiltrazioni comuniste, il presidente USA Johnson inviò migliaia di marines sull’isola. La nuova occupazione americana ristabilì l’ordine e favorì nuove elezioni, vinte dal già citato Balaguer.
Egli portò avanti l’eredità di Trujillo, ricorrendo a intimidazioni, tangenti e favoritismi. Rieletto per altri due mandati, venne sconfitto alle urne nel 1978. Riuscì a tornare in carica nel 1986, ormai ottantenne e cieco e a farsi riconfermare nelle elezioni del 1990 e del 1994.
Dopo alcune misure di austerità, nel 1996 dovette dimettersi, abbandonato anche dall’esercito a causa delle forti accuse straniere di brogli e intimidazioni.
A vincere fu Leonel Fernàndez (PLD, Partido de Liberaciòn Dominicana), che diede un forte impulso all’economia e all’alfabetizzazione, anche se la corruzione rimase forte.
Il nuovo millennio si apre con la vittoria di Mejìa, che però non è riuscito a gestire la crisi seguita all’11 settembre e ha portato il Paese a un peggioramento generale.
Chiusa questa parentesi di quattro anni, tocca ancora a Fernàndez, rimasto in carica fino al 2012. I suoi ultimi due governi sono stati caratterizzati dall’inasprimento dei rapporti con Haiti, dalla corruzione (come testimoniato recentemente dal caso Odebrecht) e da misure economiche inique.
Dal 2012 al 2020 il presidente è stato Danilo Medina, che ha puntato forte sullo sviluppo turistico, rendendo la Repubblica Dominicana una delle economie più in crescita dell’America latina grazie anche alla stabile struttura politica ormai acquisita.
L’attuale governo è guidato da Luìs Abinader (PRM, Partido Revolucionario Moderno), che ha riportato l’opposizione al potere dopo 16 anni di dominio incontrastato del PLD.
CONCLUSIONE
Questa è la storia della Repubblica Dominicana nelle sue fasi salienti.
Come ti ho detto, pubblicherò due articoli approfonditi sui periodi che ritengo più interessanti e anche più importanti per la formazione culturale dei dominicani:
l’epoca precoloniale dominata dai Taìno e la dittatura novecentesca.
Ti invito a seguirmi per continuare ad apprendere nuove cose su questo Paese. Puoi partire dalla guida sulla Repubblica Dominicana per farti un’idea su tutto quello di cui parlerò. Non solo argomenti relativi al turismo ma anche tutti gli altri aspetti.
Ti ringrazio,
alla prossima!
Noel
Nota: articolo rivisto ed aggiornato ad agosto 2022.
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