L’economia della Repubblica Dominicana, gli stipendi e il costo della vita
Ultima modifica in data 19/04/2023
In questo articolo un po’ tecnico capirai come può aiutarti, ai fini del viaggio, conoscere l’economia della Repubblica Dominicana.
Se pensi che sia poco rilevante per sceglierla come meta delle proprie vacanze, considera che può farti capire come è messo il Paese nello scenario mondiale.
Ridurrò all’osso le informazioni per darti solo quelle davvero importanti. Non sono un economista e, inoltre, ai fini turistici l’economia di un Paese non è tra i fattori più importanti.
Giusto una panoramica generale sull’economia della Repubblica Dominicana prima del paragrafo finale un po’ più concreto:
il costo della vita.
Naturalmente, tutto ciò che seguirà non tiene conto dell’impatto devastante del Covid. Racconto la situazione degli ultimi anni, che prevedibilmente sarà anche quella futura una volta passate le difficoltà da pandemia.
I SETTORI IMPORTANTI PER L’ECONOMIA DELLA REPUBBLICA DOMINICANA
Inizio dicendo questo:
la Repubblica Dominicana riveste da anni un ruolo di leader nell’area latinoamericana.
È tra i Paesi con la crescita più alta e costante, grazie alla stabilità politica e a vari accordi internazionali.
Nonostante alcuni rallentamenti dovuti a fattori esterni (aumento dei prezzi del petrolio e dei tassi d’interesse sui mercati globali), l’economia della Repubblica Dominicana si è dimostrata solida e meritevole di fiducia.
Resta profondamente legata al settore agroalimentare, accanto alla quale rivestono un certo rilievo i settori delle costruzioni, del commercio e del turismo.
L’AGRICOLTURA È LA VOCE AL PRIMO POSTO
Il principale settore di sviluppo economico è quello manifatturiero, come ho detto però grazie soprattutto alla parte agroalimentare.
L’agricoltura è fondamentale per il mercato interno ma, seguendo la crescita estera della gastronomia della Repubblica Dominicana di cui è parte centrale, in futuro farà registrare rilevanti entrate anche dall’estero.
Lo stesso settore industriale è concentrato sostanzialmente nella trasformazione dei prodotti agricoli (zuccherifici, distillerie di rum, manifattura di tabacco, birrifici, etc.).
Le tecniche di lavorazione, se si escludono le aziende più grandi, sono ancora poco industrializzate e dipendenti dall’uso di animali e di mezzi di un tempo.
Altre vulnerabilità sono il pericolo di calamità naturali e la dipendenza dal mercato mondiale. Infatti, gran parte delle coltivazioni sono orientate all’esportazione.
Hai la possibilità di conoscere da vicino la filiera agricola con alcuni dei miei tour organizzati, che ti porteranno nei luoghi di coltivazione.
I prodotti principali che regala la terra dominicana sono:
- tabacco e cacao (è tra i 15 cacao gourmet e il più prestigioso al mondo), che sono coltivati un po’ in tutte le pianure interne
- riso, manioca e frutta per il mercato di sussistenza interna, coltivati soprattutto nella valle del Cibao nella regione centrale
- caffè, in particolare nella penisola di Samanà e nella Sierra de Bahoruco, nel sud-ovest
- canna da zucchero, la coltura in assoluto prevalente e di maggior reddito, che è diffusa specie nelle pianure meridionali e richiede grandissima manodopera.
LA MANODOPERA HAITIANA
E qui si apre un discorso a parte.
Nelle piantagioni di canna da zucchero lavorano quasi solo haitiani, che vivono nei batey (villaggi di baracche senza acqua corrente o elettricità).
La loro condizione viene ritenuta una sorta di schiavitù moderna.
Lavorano tutto il giorno per stipendi miseri, sottoposti a condizioni disumane e senza documenti, che vengono loro requisiti all’inizio.
Terminato il periodo di raccolto, molti di loro si trovano nella condizione di non poter abbandonare il Paese perché indebitati e in soggiorno illegale. Questo problema è dibattuto dalla Comunità Internazionale da parecchi anni e si ripercuote anche sui loro figli, un esercito di apolidi:
nascono in territorio dominicano ma la mancanza di documenti impedisce il loro riconoscimento sia da parte dominicana che haitiana.
Zero accesso alla scuola e alle cure mediche e nessuna alternativa al lavoro nelle piantagioni. È così che questa realtà ha continua linfa.
Il numero totale di lavoratori nei campi e di apolidi è incerto, anche se si ritiene che coinvolga più di un milione di persone.
All’orizzonte sembra esserci però una svolta:
nel gennaio 2022 il direttore dell’ufficio immigrazione ha svelato un piano per concedere lo status legale agli haitiani, tramite la registrazione di un contratto di lavoro regolare.
GLI ALTRI SETTORI CHE PARTECIPANO ALL’ECONOMIA DELLA REPUBBLICA DOMINICANA
Spostandoci dall’agricoltura, ha un buon peso anche l’estrazione mineraria.
Terminata l’estrazione della bauxite, oggi la principale risorsa è il ferro-nichel (ci sono giacimenti nella provincia Monseñor Nouel, nella zona di Bonao nell’entroterra centrale), che forma circa il 30% delle esportazioni.
Si estraggono poi oro e argento (Puerto Viejo è la seconda più grande miniera d’oro del mondo e prima del continente, gestita dalla multinazionale Barrick Gold) e due prodotti molto presenti nell’artigianato e nella gioielleria: l’ambra e il larimar.
Se l’ambra non ha bisogno di presentazioni, il larimar è qualcosa di unico e infatti è un record della Repubblica Dominicana.
Altro settore economico è quello dell’import-export e delle rimesse degli emigrati. I dominicani residenti all’estero, soprattutto negli USA, concorrono a formare il 10% del PIL con i loro aiuti alle famiglie rimaste in patria.
La bilancia commerciale è passiva, cioè sono più le importazioni che le esportazioni.
Il Paese importa soprattutto prodotti petroliferi, suoi derivati e macchinari. Il partner per eccellenza sono gli Stati Uniti (circa la metà del totale), seguiti da Venezuela (grazie all’accordo Petrocaribe siglato nel 2005), Messico, Giappone e, negli ultimissimi anni, Cina.
Anche le esportazioni vedono gli USA come principale partner.
Tra i prodotti tipici dominicani nel mondo, oltre a quelli agricoli e minerari che ti ho elencato prima, ci sono il rum (soprattutto le marche dette 3B, ovvero Brugal, Barcelò e Bermudez) e i sigari, che hanno superato in qualità i famosi cubani e di cui la Repubblica Dominicana è la prima esportatrice.
IL TURISMO, L’ORO DEL FUTURO DOMINICANO
Il governo dominicano da moltissimo tempo ha messo il turismo in cima ai suoi pensieri.
Quasi 7 milioni di turisti ogni anno contribuiscono a migliorare l’economia della Repubblica Dominicana. L’obiettivo è quello di arrivare ai 10 milioni prima del 2024.
Gli investimenti sono ingenti, sia in quantità che in qualità e non toccano soltanto le strutture ma anche le infrastrutture, che permettono di collegare al meglio le varie località.
C’è anche una legge che incentiva gli investimenti stranieri con l‘esenzione totale dalle imposte per i primi dieci anni.
Questo movimento si ripercuote anche sul settore immobiliare: costi ancora ragionevoli e clima eccezionale danno interessanti opportunità per avere rendite da affitto superiori al 10% annuo.
Il Barometro Turistico rilasciato dal Ministero del Turismo per l’anno 2019 (quello 2020 è ovviamente incompleto e falsato dalla chiusura delle frontiere) certifica:
- più di 84 mila camere di albergo
- soggiorno medio di 9,03 notti e spesa a persona giornaliera di 133,60 dollari
- quasi 6 milioni e 500 mila turisti (di questi, 1 milione e 116 mila sono croceristi, +10,7% rispetto al 2018)
- 85 progetti turistici approvati, ai quali aggiungerne 18 dei primi due mesi di quest’anno, per un totale di oltre 6 miliardi di dollari
- 24 spiagge classificate Bandiera Blu.
Le due nuove sfide sono rappresentate dalle crociere e dall’ecoturismo, di cui puoi avere un assaggio nel mio articolo sull’ecoturismo a Santo Domingo.
COME SONO GLI STIPENDI?
La Repubblica Dominicana fa parte dei Paesi in via di sviluppo, conosciuti anche come Terzo Mondo (ovvero le nazioni con un livello socio-economico arretrato, un elevato tasso di incremento demografico e un’economia prevalentemente agricola).
È chiaro quindi che gli stipendi non possano essere molto alti. Attualmente, il salario medio va dai 200 ai 350 dollari.
Ci sono 16 tariffe di salari, classificate per settore lavorativo. Il salario minimo è deciso dal governo tramite il Comitato Nazionale dei Salari:
il ricalcolo viene fatto almeno una volta ogni due anni e tiene conto della situazione economica nazionale. Di solito, i nuovi limiti entrano in vigore il 1° maggio, nella Festa dei Lavoratori.
Dal 2011 ci sono stati 8 adeguamenti.
Il salario minimo oggi non permette ancora di coprire le spese del paniere base familiare, anche se nell’ultimo biennio il divario si è quasi azzerato.
Nella tabella, ti riporto i dati concreti degli ultimi 10 anni. Così, puoi dare un senso a numeri che altrimenti resterebbero slegati dal contesto. La fonte è il Ministero dell’industria, del commercio e delle piccole e medie imprese (MCIM).
PERIODO | SALARIO MINIMO MEDIO IN PESOS | PANIERE MINIMO IN PESOS | DISAVANZO PER COPRIRE IL PANIERE |
2011-2012 | RD$7583 | RD$11231 | -RD$3648 |
2013-2014 | RD$8645 | RD$12166 | -RD$3521 |
2015-2016 | RD$9855 | RD$12851 | -RD$2996 |
2017-2018 | RD$11826 | RD$13576 | -RD$1750 |
2019-2020 | RD$13482 | RD$13955 | -RD$473 |
Come puoi notare, il divario tra salario minimo e capacità di spesa si è ridotto sensibilmente. Da più di 3000 pesos a meno di 500 in pochi anni.
Questo è molto positivo:
significa che il salario minimo potrebbe presto essere superiore al paniere di base.
Secondo uno studio del settembre 2020 della Fundaciòn Sol su 17 Paesi dell’America Latina, la Repubblica Dominicana ha il settimo salario minimo più basso ($279, circa 16286 pesos) anche se è in salita rispetto al 2018. Se si calcola invece il rapporto tra salario minimo reale e la capacità di spesa, si pone esattamente a metà classifica.
COMPRENDERE L’ECONOMIA DELLA REPUBBLICA DOMINICANA ANALIZZANDO IL REALE COSTO DELLA VITA
Quello del costo della vita è un discorso molto relativo.
Dipende dalla qualità che si cerca, dalla zona considerata e anche dalla situazione a cui si è abituati (per fare un esempio, uno svizzero e un italiano hanno una percezione diversa perché sono abituati a prezzi differenti nei loro Paesi d’origine).
Posso dirti però che, in generale, i costi sono circa un 20-30% inferiori all’Italia. L’economia della Repubblica Dominicana è cresciuta molto e la meta è molto più inflazionata rispetto a 30 anni fa.
Quindi, di conseguenza, i prezzi si sono alzati e la differenza non è più come una volta.
Ci sono dei pro e dei contro.
A nostro vantaggio va il risparmio su riscaldamento e abiti pesanti, che certamente non servono.
Dall’altra, però, alcuni servizi pubblici sono carenti ed è meglio affidarsi al privato.
Penso, ad esempio, alla situazione della sanità della Repubblica Dominicana e a un altro settore strategico come la scuola, da cui dipende il futuro di un Paese.
Chi ha figli si trova davanti al bivio:
il sistema scolastico dominicano offre educazione pubblica e privata, con notevoli differenze di qualità e di costi (nel privato possono superare i 3000 euro annuali per studente).
Uno dei costi a cui si è più sensibili solitamente è quello della benzina. Bene, più o meno in Repubblica Dominicana si paga €1,09 al litro, anche se la misurazione va in galloni come negli USA.
Questo ti riguarderà nel caso di noleggio dell’auto in Repubblica Dominicana.
Le voci che incidono sulla vita quotidiana sono tante. In questo articolo ho voluto concentrarmi soltanto sulle voci più evidenti e interessanti anche per chi visita il Paese per un breve periodo.
Puoi farti un’idea approssimativa generale su Numbeo.
CONCLUSIONE
Tutti concordano nel definire la Repubblica Dominicana un esempio tra i Paesi in via di sviluppo, con alta fiducia anche per gli anni futuri.
Si può riassumere la situazione così:
- tasso di crescita medio del PIB (il nostro PIL) attorno al 5,5% da una decina di anni, con picchi oltre il 7%
- PIB pro capite in salita, nel 2022 è stato di circa 10700 dollari e disoccupazione attorno al 6,2%
- i settori che più concorrono alla crescita sono l’agricoltura, l’edilizia, il commercio e il turismo.
Le contraddizioni rimangono, così come il divario tra poveri e ricchi. Ma resta un Paese decisamente attrattivo sia per gli investimenti stranieri sia per il turismo.
La prestigiosa banca Morgan Stanley aveva previsto un 2022 roseo per il Paese, in continuità con l’anno precedente che aveva visto il PIL crescere di circa l’11% e che aveva permesso di confermare il rating BB-. Il 2023 sta superando ogni record turistico e ciò potrebbe portare ad un miglioramento generale dell’economia dato il peso del settore.
Queste sono alcune considerazioni che spingono molti a pensare ad un trasferimento.
Un argomento che mi vede direttamente coinvolto, infatti non lascerei mai l’Italia se non per la Repubblica Dominicana. Sto analizzando bene il modo migliore per renderlo realtà, il progetto di diventare tour operator specializzato creando tour organizzati della Repubblica Dominicana rientra anche in questo ambito.
Ma questa è un’altra storia.
Ti ringrazio,
alla prossima!
Noel
Nota: articolo rivisto ed aggiornato ad aprile 2023.
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