Carnevale della Repubblica Dominicana: storia e costumi

Ultima modifica in data 02/06/2022

Quanto può essere importante una festività per conoscere uno Stato? Beh, nel caso del carnevale della Repubblica Dominicana tantissimo. Prosegui la lettura per avere una rassegna completa su questo tratto della cultura.

Preparati a un lungo viaggio.

Oggi ti porto a spasso per il carnevale della Repubblica Dominicana. Una parte importantissima del folklore nazionale.

Anzi, direi fondamentale.

Vive da secoli ma è ancora in evoluzione. L’evento probabilmente più sentito dal popolo.

Cercherò di riassumere la storia, i modi di festeggiarlo e le città con le tradizioni più distinte.

BREVE STORIA DEL CARNEVALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA

Tutto ha inizio poco dopo la scoperta dell’America.

Gli studiosi sembrano concordare infatti che la festa fosse presente già attorno al 1510 nella città di La Vega. Di sicuro, il primo carnevale americano venne descritto nel 1520 da Bartolomè de las Casas:

il vescovo sivigliano, autore della monumentale “Historia de las Indias” e fervente difensore dei nativi americani, venne accolto proprio nella città da figuranti travestiti da Mori e da cristiani.

La Repubblica Dominicana è il primo luogo colonizzato del Nuovo Mondo e quindi non sorprende che qui si osservò per la prima volta anche il periodo pre-quaresimale.

Ovviamente, il rito cristiano si mescolò per molti decenni alle culture dei nativi Taìnos e a quelle degli schiavi esportati dall’Africa.

A lungo rimase l’usanza di indossare i costumi in tutte le festività religiose. Questa tradizione fu soppressa durante l’occupazione haitiana (1822-1844) e da allora essi, non più associati ai riti religiosi, accompagnarono in maniera netta i tre giorni precedenti il Mercoledì delle Ceneri.

E così febbraio è diventato il mese del carnevale della Repubblica Dominicana, con il suo culmine il 27 febbraio (giorno dell’indipendenza da Haiti).

Alla fine dello stesso secolo, la cultura carnevalesca ottenne altra linfa dai cubani in fuga dalla loro patria. La maggior parte di loro si fermò nelle città del nord e del centro e portò i propri travestimenti tipici, presenti tuttora: La Culebra de San Blàs, El Baile del Caimàn, El Baile de la Negrita Conga.

Le città con la più forte tradizione carnevalesca sono La Vega (il carnevale più antico e famoso), Bonao, Cotuì, Montecristi, Santiago e in parte la capitale Santo Domingo.

Nei tempi moderni, anche le località turistiche hanno creato delle proprie celebrazioni per rappresentare il carnevale dominicano ai turisti.

E arriviamo alla situazione attuale.

COME SI CELEBRA IL CARNEVALE OGGI

Dunque, nel mese di febbraio si svolge la festa più palpitante, pittoresca e allegra per l’identità dominicana.

Si celebrano la libertà e l’integrazione attraverso esagerazioni, satira, atti grotteschi e fantasiosi accompagnati da costumi e maschere tanto caratteristici da essere entrati a far parte dei prodotti tipici della Repubblica Dominicana.

Bisogna però specificare che il carnevale della Repubblica Dominicana non è solo legato a febbraio.

Infatti se ne possono individuare due tipi:

  • quello classico legato al Martedì Grasso, proveniente dai colonizzatori europei, che si festeggia anche il 16 agosto per la Festa della Restaurazione (la guerra di liberazione dalla Spagna)
  • quello cimarròn, che ha origine dalle tradizioni africane e si celebra nella Semana Santa di Pasqua.

La guida che mi ha accompagnato a Cayo Arena nel 2019 raccontò che il carnevale nel Paese è il più lungo dei Caraibi, potendo durare fino a 3 mesi (quando la Pasqua cade ad aprile).

All’inizio non capivo, calcolando la festa cimarròn però ora è tutto chiaro.

Ma, nello specifico, come festeggiano?

Di solito, l’inaugurazione avviene l’ultima domenica di gennaio con una festa di gala in un teatro di Santiago. Da quel momento, tutte le domeniche persone di ogni età si riversano in strada e tra danze, petardi, tamburi, fischietti, assistono alle sfilate multiformi.

In ogni zona infatti si usano costumi e maschere diverse:

ciascuna località ha una propria tradizione e gli abiti che usano hanno un significato preciso (anche se, come vedrai, alcuni costumi sono diventati simboli nazionali utilizzati ovunque).

I festeggiamenti maggiori si intersecano con la festa dell’Indipendenza del 27 febbraio. La vera conclusione però è la prima domenica di marzo, con la grande sfilata lungo il Malecòn di Santo Domingo alla quale partecipano gruppi da tutto il Paese.

Il carnevale della Repubblica Dominicana è ormai un’attrazione internazionale e gode dell’interesse crescente del turismo.

Ecco perché febbraio è uno dei periodi migliori per visitare la Repubblica Dominicana.

IL CARNEVALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA NELLE VARIE CITTÀ

Questo è l’evento in generale.

Ora faremo un giro tra le città con le celebrazioni più autentiche e scopriremo qualcosa in più sulle varie versioni (ti accorgerai che non c’è nessuna città da catalogo per le vacanze mare perché non hanno una vera cultura carnevalesca).

Un punto che accomuna tutte le città è il doppio animo originario del carnevale:

infatti esisteva ovunque un carnevale d’elite, celebrato nei saloni e nei club dell’alta società; e c’era poi la festa popolare, più grottesca e satirica, che si svolgeva sulle strade.

IL CARNEVALE VEGANO (INTESO NON COME DIETA MA COME APPARTENENTE ALLA CITTÀ DI LA VEGA)

Questa località dell’entroterra può vantarsi di avere il carnevale più antico d’America, che come sai è stato descritto nel 1520 ma che con tutta probabilità è nato alcuni anni prima.

Grazie alla vitalità e alla lunga storia, è il più rinomato in patria e tra i migliori al mondo.

Inizia l’ultimo weekend di gennaio con l’incoronazione del re e della reginetta dell’edizione dell’anno. La celebrazione continua poi ogni domenica di febbraio con le sfilate da mezzogiorno alle 17 e le serate danzanti con musica dal vivo.

I gruppi mascherati che partecipano alle sfilate (dove sono presenti anche il re e la reginetta) sono più di 150 e migliaia sono i diablos cojuelos, i diavoli simbolo della città che tutti attendono.

Infatti, ogni parata viene interrotta a un certo punto da questi personaggi alla ricerca di persone da percuotere. Questo è uno dei tratti distintivi e più amati di questo carnevale, tanto che oltre che il più antico è anche il più violento del Paese!

Pensa che sono previsti spazi appositi per chi desidera ammirare lo spettacolo senza dover fuggire ai colpi dei diavoli. Le cosiddette “Areas de no vejiga”.

Tra i gruppi in maschera, alcuni nascono da una contaminazione con la Culebra de San Blàs cubana; poi ci sono le solite maschere satiriche raffiguranti personaggi reali e soprattutto gli altri travestimenti dominicani: Roba La Gallina, il poeta Califè, los Indios, los Platanuses e altri.

Ma ti parlerò più in basso delle figure presenti nel carnevale della Repubblica Dominicana.

Che altro dire?

Durante questo periodo, la città accoglie oltre mezzo milione di persone (sia dal resto del Paese che dall’estero) che si aggiungono ai quasi 250 mila abitanti.

L’importanza dell’evento è tale che nel 2018 è nato il Museo del Carnaval Vegano, che ripercorre tutta l’evoluzione antropologica, storica ed artistica del carnevale cittadino come espressione culturale e popolare.

SANTIAGO DE LOS CABALLEROS, LA CITTÀ DEL DOPPIO CARNEVALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA

La seconda città più grande e importante dopo la capitale può vantarsi di un folklore molto legato al passato.

Qui il carnevale ha sempre avuto forti legami con le feste della patria e ha infine interpretato i conflitti tra classi sociali avvenuti tra la metà del 1800 e quella del Novecento.

I suoi personaggi centrali sono i Lechones, una variante dei diablos cojuelos vegani che si rifanno proprio a questi scontri.

Infatti, si dividono in due famiglie antagoniste, legate alle due parti della città.

La parte alta, “Pueblo Arriba” o barrio los Pepines, si identifica nei Lechones Pepineros che indossano una maschera dalle lunghe corna e il becco da anatra.

Invece il “Pueblo Abajo”, o barrio la Joya, è la residenza dei Lechones Joyeros, che hanno il muso da maiale e le corna simili a rami con spine.

La storia della città di Santiago va a braccetto con la Guerra di Restaurazione contro la Spagna (1863-1865) per l’indipendenza, i cui eroi sono celebrati da un enorme obelisco bianco nel centro della città.

Ed è proprio a Santiago che c’è l’usanza, solo in parte diffusa nella nazione, di organizzare eventi carnevaleschi anche il 16 agosto per la commemorazione dell’evento.

BONAO E IL SUO CARNEVALE TRASFORMISTA

Questo piccolo centro nella valle del Cibao ha vissuto a lungo all’ombra della vicina La Vega. Come questa e Santiago, è una delle località da considerare quando si cercano escursioni nell’entroterra dominicano.

Il carnevale ha avuto molte influenze da quello vegano ma col tempo ha saputo ottenere una propria identità forte, tanto da essere oggi tra i più frequentati, dietro solo a La Vega e Santiago.

La seconda settimana di marzo ospita da anni il Gran Desfile: in origine esso riuniva le maschere della regione ma ormai da un decennio è diventato nazionale.

Ci sono divergenze sulla nascita, c’è chi dice che risalga alla fine del 1800 e chi al 1930. In ogni caso, questo importante carnevale della Repubblica Dominicana si è distinto per l’originalità e la vistosità dei suoi personaggi, che comprendono gli immancabili diavoli e i Santos de Palo, rappresentazioni in legno dei Santi Cattolici.

I diavoli di Bonao si chiamano Macaraos e vengono rappresentati da decine di gruppi differenti, ognuno dei quali li battezza in modo differente.

Il costume tradizionale è in raso, lamé e paillettes ed è accompagnato da fischietti, campanelli e nastri con citazioni; la maschera invece simula un volto animale.

Secondo il folklorista e sociologo Dagoberto Tejeda, il carnevale di Bonao

“è quello che ha avuto la crescita qualitativa e quantitativa maggiore tra tutti i carnevali del Paese”.

A dimostrazione di ciò, i numerosi premi vinti sin dai primi anni.

Il Comitato Organizzatore del Carnevale di Bonao è nato nel 1990 e già dall’anno successivo ha cominciato a portare a casa molti trofei, ad esempio “Miglior Carnevale di Provincia”, “Miglior Carnevale per Tematica”, “Miglior Carnevale per Creatività”, “Miglior Carro”.

bambini in maschera al carnevale di Bonao

Foto ©Ministero del Turismo dominicano

LA CONTAMINAZIONE AL CENTRO DEL CARNEVALE DI COTUÌ

L’antica tradizione popolare della cittadina, a metà strada tra Santo Domingo e Santiago, si ritrova pienamente nel suo carnevale.

La contaminazione tra usi europei e cultura africana è fortissima.

I personaggi più iconici rappresentano gli schiavi africani usati nelle miniere dei dintorni: hanno costumi di foglie di banano secche e maschere fatte da zucche svuotate o nidi di termiti e vespai.

Questo costume prende il nome di Platanùs.

È nata anche la variante detta Papelùs, che sostituisce le foglie di banano con la carta di qualsiasi tipo (spesso ritagli di giornale).

I costumi di Cotuì sono autentiche opere d’arte preparate seguendo antiche conoscenze familiari e spesso sono esposti nei musei etnografici.

IL MEGLIO DEL CARNEVALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA È RACCHIUSO A SANTO DOMINGO

La capitale ha un ruolo fondamentale per il carnevale della Repubblica Dominicana, anche se più per la forma che per la sostanza.

Mi spiego meglio.

Non possiede una cultura particolarmente florida né importante però ospita la sfilata finale di tutta la nazione, nella prima domenica di marzo.

È la più grande e trafficata del Paese e riunisce tutti i gruppi e i personaggi delle varie località.

Per questo motivo a Santo Domingo si trova la più grande eterogeneità della tradizione carnevalesca nazionale e si possono ammirare tutti i personaggi principali in un unico posto.

La parata si svolge lungo il Malecòn, che si trasforma in una festa all’aperto ricca di gente, banchetti, danze, costumi, musica, colori e allegria.

Foto ©Ministero del Turismo dominicano

IL TRATTO UNICO DI SAN PEDRO DE MACORÌS

Merita di essere citato il carnevale di questa città della costa sud.

Infatti qui l’influenza di altre culture è stata fondamentale per creare un’identità unica che non si ritrova altrove.

Durante le celebrazioni, vengono messe in scena balli, canzoni e movenze tipiche delle culture africane, contaminate dalle leggende britanniche e dai passi biblici.

Derivano direttamente dal teatro di strada dei Colocos, gli immigrati delle Antille minori britanniche arrivati nel XIX secolo per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero.

I Colocos si integrarono con successo nella società grazie alla loro professionalità e all’impegno sul lavoro. La loro cultura, influenzata in parte dalle tradizioni inglesi, si mischiò a quella dominicana dando vita alla ritualità folkloristica unica che si vede oggi.

E i gruppi protagonisti di questa nuova realtà si riuniscono sotto il nome di Guloyas.

Un tempo si esibivano durante il Natale, solo in un secondo momento hanno iniziato a far parte anche del carnevale e delle varie feste religiose e patriottiche.

LE FESTE SELVAGGE DI MONTECRISTI

Isolata al confine nord con Haiti, questo centro polveroso ha poche attrazioni di rilievo turistico però si gioca il primato con La Vega per il carnevale della Repubblica Dominicana più violento.

Questo potrebbe essere un richiamo ma in realtà non riesce a smuovere le masse, relegando Montecristi a semplice città di confine.

La celebrazione della sfilata si svolge con un vero e proprio duello tra il gruppo dei “Toros”, in maschera da suino e costumi colorati e quello dei “Civiles”, che invece indossano pantaloncini o jeans e vestiti normali.

La sfida avviene a colpi di frusta da mandriano e non risparmia nessuno. Chiunque si trovi in traiettoria rischia di essere colpito.

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QUALI SONO I PRINCIPALI PERSONAGGI DEL CARNEVALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA?

I tratti distintivi del carnevale dominicano, alla base di tutte le versioni presenti nelle varie zone, sono essenzialmente due:

innanzitutto, l’utilizzo di elementi, musiche e danze che riportano alla storia della popolazione e della nazione, passata attraverso l’incontro di tradizioni indigene con culture europee e africane.

E poi, la presenza di personaggi caratteristici rappresentati con costumi e maschere fatti a mano, caratterizzati da variegati colori, tratti esagerati e molta fantasia.

I DIAVOLI SONO IL SIMBOLO DI OGNI CELEBRAZIONE

La maschera per eccellenza del carnevale della Repubblica Dominicana è il diavolo.

È la figura centrale in ogni tradizione ma non richiama in alcun modo Satana, piuttosto ha un ruolo satirico.

“Il carnevale è uno scherzo, libero, aperto, quindi non si va con un santo, perché sarebbe molto noioso, si va con il diavolo, gli si dà da bere e lui ne chiede ancora”.

Ne esistono più di 200 versioni differenti perché in ogni zona assume un aspetto e un nome differente (alcuni di questi li ho già accennati).

IL DIABLO COJUELO DI LA VEGA

Questo è il demone più importante, quello da cui prendono ispirazione e nascono le altre versioni.

La leggenda racconta che fosse un demone talmente malizioso e giocoso che Satana, spazientito, lo scaraventò sulla Terra causandogli la storpiatura a seguito della caduta. Da qui, il nome che significa appunto “diavolo zoppo”.

La maschera presenta un ghigno mefistofelico e lunghi denti aguzzi, mentre l’abito richiama a mo’ di parodia i mantelli dei signori medievali che dominarono l’isola ed è composto da specchietti, nastrini, sonagli e campanellini.
Immancabile la frusta (vejiga) ricavata da una vescica animale, che il diavolo gonfia di aria e brandisce minacciosamente per colpire chiunque gli capiti sotto tiro.

È questo il momento più atteso e amato della festa. Comunque, i colpi sono più simbolici che altro, infatti gli addetti alla sicurezza verificano che le verghe siano in regola prima di permetterne l’uso (con gran dispiacere di chi le riempie di pietre per renderle più dolorose).

MACARAOS DI BONAO

Si dividono in oltre 75 gruppi e nei loro costumi prevalgono il rosso, verde, giallo e blu. Durante la sfilata, i membri dei diversi gruppi distribuiscono frustate alla folla facendo a gara tra chi ne colpisce di più.

I gruppi adottano nomi pittoreschi di fantasia o legati alla storia e alla cultura dominicana (I Furiosi, Gli Esorcisti, I Dragoni, Le Pantere, I Diavoli dell’era di Trujillo, Le Pantere, etc.).

LAS CACHÙAS DI CABRAL

Questa piccola località nella zona di Barahona, nel sud-ovest, ha un carnevale atipico che deriva dai cimarroni (schiavi africani). Si celebra durante la Settimana Santa e si conclude con una cerimonia nel cimitero, sopra le tombe delle cachùas morte.

Questi “diavoli danzanti” indossano maschere e travestimenti totalmente diversi dal resto del Paese e usano anche fuochi d’artificio. Simboli di paura e terrore, i vestiti sono realizzati in un unico pezzo a coprire tutto il corpo, con una croce nera sulla spada, ali da pipistrello e corna con strisce di carta come criniera.

I LECHONES DI SANTIAGO

I maialini(questo il significato di lechones) appartengono alla città di Santiago. Il nome deriva dalla forma della maschera che ricordava un suino, anche se il muso è talmente stilizzato da assumere piuttosto l’aspetto da papera.

A differenza di altri diavoli, hanno un aspetto bonario e anche l’uso della frusta è diverso, nel loro caso serve a mantenere l’ordine nelle strade e non a percuotere la gente.
Fanno la loro apparizione a febbraio e il 16 agosto per il Giorno della Restaurazione.

i caratteristici lechones, i "diavoli maiale" del carnevale della Repubblica Dominicana

Foto ©Ministero del Turismo dominicano

I PLATANÙSES E I PAPELÙSES

I diavoli di Cotuì, come già visto, si coprono di foglie o carta e hanno una zucca come maschera.

Il Papelùs altro non è che la versione moderna e permette di attualizzare di continuo i materiali del costume (quindi alla carta si sostituiscono anche stracci vecchi, buste di plastica, etc.).

TAIMÀSCAROS A PUERTO PLATA

Sono il risultato di ben tre influenze:

la maschera rappresenta le divinità dei nativi Taìnos, i mantelli e le casacche incarnano gli abiti dei conquistadores, i fazzoletti appesi al costume simboleggiano gli dei africani.

Foto ©Ministero del Turismo dominicano

Sono nati nel 1991 su iniziativa di alcuni giovani come riscatto dal decadimento morale che stava colpendo altri coetanei: il nome è composto dalle parole Taìno + Màscaro (si riferisce a tutti i costumi che includono una maschera).

ROBA LA GALLINA

Il nome non necessita di traduzione.

Questo costume è entrato nella cultura durante l’occupazione haitiana ma ha subito una trasformazione che l’ha allontanato dai significati dell’origine.

Oggi rappresenta una donna dalle forme molto prosperose e vestita in maniera stravagante, impersonata da un uomo. È un chiaro simbolo di fertilità ma anche dell’omosessualità.

Partecipa alle sfilate riparandosi con un parasole e fermandosi nei vari colmados per chiedere alla gente dolcetti per i suoi pulcini, che in realtà sono i bambini in strada per la festa.

Con sé porta un borsone in cui raccoglie le offerte ricevute (che oltre ai dolci può prevedere denaro) prima di lanciarle ai bambini che la seguono in corteo cantando filastrocche.

Secondo la versione più accreditata, l’origine del Rubagallina si rifà all’usanza del passato di ungere i ladri di galline con olio appiccicoso per poi ricoprirli di piume ed esporli allo scherno della gente.
Il borsone, quindi, sarebbe in realtà quello usato per nascondere le galline rubate.

Solo in un secondo momento sarebbe diventato la figura femminile che ti ho descritto.

SE ME MUERE REBECA

Una madre disperata per la figlia malata corre ovunque chiedendo offerte per poter pagare le cure. Accompagna le richieste urlando “Se me muere Rebeca”, per spingere le persone a non lasciare che si arrivi alla tragica morte della piccola.

Il costume quindi prende il nome proprio dal grido di supplica.

A parte le differenze di forma, anche in questo caso il personaggio consegna le offerte e le caramelle per la figlia ai piccoli che la seguono.

Se me muere Rebeca” è uno dei 10 costumi più popolari del carnevale della Repubblica Dominicana.

Ma il carnevale è anche un’occasione di criticare qualcosa o qualcuno utilizzando la goliardia e i costumi macchiettistici.

E in questo caso è facile capire la denuncia sociale:

la difficoltà per i poveri di accedere alle cure professionali che solo le cliniche private sono in grado di garantire.

CALIFÈ, VOCE DEL POPOLO CONTRO OGNI INGIUSTIZIA

Parlando di critica sociale, bisogna per forza nominare il poeta satirico Califè. Vestito con smoking e cappello neri, attacca in versi i personaggi dell’attualità politica e sociale del Paese e del mondo.

Si fa risalire l’origine a un lattaio di Santo Domingo di nome Chencho della metà del Novecento, che per deridere gli intellettuali che si ritrovavano nel Parque Colòn vantandosi del loro periodo a Parigi, iniziò a vestirsi come loro in compagnia di alcuni amici.

Ma non solo.

Per completare la parodia, serviva anche avere delle opere.

E così Chencho e i suoi compari iniziarono a comporre critiche clandestine contro la dittatura di Trujillo.

I GULOYAS

Tipici di San Pedro de Macorìs, sai già che sono il risultato dell’unione tra cultura dominicana e i Colocos antillani.

Esibiscono costumi appariscenti e cappelli piumati alti parecchi metri e sono armati di lunghe fruste.

L’unicità afro-dominicana delle loro musiche e danze è stata dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale e Orale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2015.

ALTRI PERSONAGGI TIPICI NEL CARNEVALE DELLA REPUBBLICA DOMINICANA

A seguire, altri costumi che è frequente incontrare nelle sfilate e che, nonostante non siano tra i principali, rivestono una certa importanza.

  • Los Pintaos: tipici di Barahona e dintorni, si dipingono il corpo di vari colori e girano completamente nudi, con l’eccezione di una stoffa come mutande. Rappresentano i Cimarroni, gli schiavi che nel XVI secolo si rifugiarono nelle montagne di Bahoruco
  • Los Tiznaos o Africanos: dipinti di nero utilizzando carbone e olio esausto, rappresentano gli schiavi africani. Hanno fatto la loro comparsa nel 2007, vincendo il premio per l’originalità nella Sfilata Nazionale. Ballano scalzi per strada, con ossa come accessori, una gonna fatta con steli di noci di cocco e un bastone a simulare la lancia

Foto ©Ministero del Turismo dominicano

  • El Brujo (San Juan de la Maguana): lo stregone è una figura magico-religiosa dai poteri sovrannaturali che i dominicani associano alla città di San Juan de la Maguana. Sono rappresentati con la pelle nera (per evidenziare la presenza africana sul territorio) e indossano tutti gli elementi che hanno gli stregoni nell’immaginario popolare
  • Los Indios: creati in onore dell’indio Bonao, sono un omaggio alle origini indigene e quindi vi partecipano sia bambini che adulti. Hanno il corpo dipinto, vestiti con piume e l’arco e le frecce
  • Los Alí Babá: di chiara ispirazione, sono maschere a tema orientale che si caratterizzano per le coreografie accompagnate dai tamburi
  • Nicolàs Den Den: è un orso che, nonostante sia trascinato in catene dal domatore, fa ridere i bambini procedendo nel tentativo di eseguire goffi balli.

CONCLUSIONE

Il carnevale della Repubblica Dominicana è estremamente folkloristico e ricco di significati e perciò è una delle cose da fare in un viaggio.

Ti ho mostrato che ci sono alcune località più indicate per assistervi. E non sono mai quelle più turistiche.

Le celebrazioni nei posti di mare più venduti non hanno una tradizione marcata, sono più che altro esibizioni costruite proprio per i turisti.

Per godere davvero del clima carnevalesco dominicano, l’unica soluzione è soggiornare nelle belle zone dell’entroterra. Per dirla con le parole del già citato Dagoberto Tejeda (autore del saggio “El carnaval Dominicano”)

“Le celebrazioni più autentiche e più forti sono quelle fatte dalla maggior parte della gente trasformando gli stracci in vestiti, dipingendo la loro nudità con il gesso o l’olio bruciato, usando gli scarti con la forza dell’immaginazione […]
Nei villaggi poveri la capacità di creatività è straordinaria, più che nei villaggi ricchi che hanno tutte le risorse. A Cotuí, il costume è fatto di foglie di banana essiccate e la maschera è fatta di alberi di fico con termiti incollate con albume d’uovo. A Elías Piña, tutto è fatto di rifiuti. Yerba Buena, ad Hato Mayor, ha i carnevali più ricchi, a base di foglie, erbe e termiti”.

Non ti resta che scoprire tutta questa ricchezza dal vivo.

E oltre a questo, anche tutto il resto della Repubblica Dominicana autentica, diversa da quella dei cataloghi che tutti i tour operator propongono. Puoi vedere alcune possibilità leggendo i miei tour organizzati e personalizzabili e chiedendomi maggiori informazioni.

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Ti ringrazio,

alla prossima!

Noel

Nota: articolo rivisto ed aggiornato a giugno 2022.

 
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